Avvocato Risarcimento Infezione Ospedaliera Baumannii
Non è certo una rarità, una volta entrati in ospedale, trovarsi alle prese con una malattia diversa da quella che ha costretto al ricovero.
Capita purtroppo che i medici si accorgano che qualcosa di altro non va proprio facendo accertamenti per tutt’altro. E il più delle volte si tira un sospiro di sollievo perché se non si fosse entrati in ospedale, chissà quando e chissà come ci si sarebbe accorti di soffrire di un’altra patologia.
Quando però il destino fa sì che la malattia diversa si contragga direttamente in ospedale a causa della negligenza, sebbene sempre da accertare, di chi lavora a contatto con gli ammalati o a causa di rischi incontrollabili, allora, in questo caso non si prova alcun sollievo ma il più delle volte un grande disagio e incredulità.
Numerosi agenti patogeni vivono comunemente negli ospedali
Oltre agli episodi, tanto eclatanti quanto rari, di operazioni eseguite sull’organo sbagliato o di diagnosi del tutto errate, vi sono anche malattie contratte a seguito dell’esposizione ad agenti patogeni che vivono negli ambienti ospedalieri, e sono questi i casi più frequenti.
Nel corso degli anni sono state realizzate diverse statistiche che hanno raggruppato i casi di infezione ospedaliera suddividendole per tipologia di reparti e di batteri per varare protocolli di prevenzione sempre più efficaci, ma non essendo vincolanti non sono adottati uniformemente.
Risarcimento del danno da Infezione
Generalmente i pazienti entrano in contatto con alcuni tipi di batteri presenti nei rubinetti, negli strumenti medicali, o in altri ambienti e sviluppano infezioni più o meno gravi. Alcune vengono debellate con semplici antibiotici, altre necessitano di cure più severe e non sempre riescono ad essere risolte.
Questi rischi, oltre a rappresentare un grande danno per i nosocomi che registrano più infezioni e decessi, comportano anche una perdita economica non trascurabile, se si pensa ai risarcimenti e ai premi assicurativi che lievitano a carico delle strutture.
Per valutare l’ipotesi di risarcimento del danno puoi contattare lo studio legale.
Il batterio baumannii è quello più frequente e più pericoloso
Le soluzioni e, in modo più auspicabile, le misure preventive adottate dagli ospedali, dipendono principalmente dalla tipologia di batteri. Tra i più temuti e per questo tra quelli che richiedono un approccio più radicale al problema, rientra l’acinetobacter baumannii o più brevemente, baumannii.
In realtà è un microrganismo piuttosto frequente nel suolo e nell’acqua, che riesce a sopravvivere sulle superfici molto a lungo, grazie ad una elevata capacità di adattamento. Se andassimo a rilevare la percentuale di batteri del tipo baumannii in una camera di ospedale, rimarremmo impressionati: lenzuola, pigiami, comodini, rubinetti, strumenti medici come flussometri o cateteri, in pratica non c’è superficie che possa dichiararsi al riparo.
Per i ricoverati in condizioni di salute non troppo deboli, o che non richiedono interventi o non presentano lesioni, è sufficiente una buona disinfezione dell’ambiente e alcune precauzioni (come non utilizzare o lasciar scorrere a lungo l’acqua calda dei rubinetti) quando viene rilevata la presenza del batterio.
Tuttavia, di fronte ai pazienti più deboli o con le difese immunitarie compromesse, il batterio si dimostra particolarmente aggressivo e quindi il baumannii è arrivato a rappresentare la principale causa di infezione ospedaliera a carico delle vie urinarie, respiratorie, cutanee.
Proprio questa ultima categoria è quella in cui più facilmente si riscontra la proliferazione del batterio, soprattutto nei pazienti che presentano lesioni estese dovute ad ustioni; una condizione che di per sé, a causa della totale mancanza di epidermide a fare da barriera protettiva, fornisce l’habitat di elezione per l’aggressione dell’agente infettivo.
Quel che è peggio, è che il baumannii si dimostra sempre più resistente agli antibiotici ma soprattutto in grado di proliferare e aggregarsi in colonie negli strumenti che non vengono utilizzati a lungo.
Le modalità di prevenzione del rischio diventano linee guida
Gli ospedali corrono ai ripari mediante l’adozione di protocolli in grado di ridurre sensibilmente il rischio di contaminazione. Una igiene scrupolosissima, sia della persona che dell’ambiente è di sicuro la precauzione standard.
In questo caso, però, considerando che le infezioni derivanti dal baumannii colpiscono i pazienti più fragili, che in molti casi sono anche quelli che necessitano di un maggior quantitativo di cateteri, medicazioni, tubi e altro materiale biomedicale, sono necessari accorgimenti ulteriori.
Ad esempio, i pazienti che risultano positivi al batterio vengono posti in isolamento e le superfici con le quali sono entrati in contatto accuratamente disinfettate con prodotti mirati. Il problema è la resistenza del batterio e la sua facile trasmissibilità.
Uno studio americano introduce una molecola resistente al superbatterio
Essendo una condizione che accomuna i pazienti di ogni Paese, da quello altamente industrializzato a quello più arretrato in termini di accoglienza ospedaliera, è auspicabile che vengano adottati protocolli uniformi di prevenzione in tutti gli ospedali, per evitare che il dislocamento dei pazienti da una struttura all’altra contribuisca ad una diffusione indiscriminata e incontrollabile.
Inoltre, dovrebbero essere potenziate le ricerche sulla tipologia di antibiotici in grado di sconfiggere le infezioni che nascono dal batterio e di ridurre il decorso spesso infausto di chi contrae la malattia e si ritrova a fare i conti con polmoniti o meningiti.
Questo è l’obiettivo che si stanno ponendo gli scienziati dell’Università della California del Sud, che hanno messo a punto uno studio di ricerca su una molecola, chiamata rifabutina, in grado di opporre adeguata resistenza al superbatterio. In 35 anni di evidenza scientifica associata alle patologie da baumannii, non era mai stato impiegato questo farmaco antibiotico che si è dimostrato finora il più efficace.
Infatti, il suo principale impiego è destinato alla cura della tubercolosi, ma una volta utilizzato contro il batterio, gli scienziati hanno scoperto che esso viene indotto a veicolare la molecola al suo interno, ingannando le proprie difese e quindi autoeliminandosi.
Necessari studi a campione per testare la reazione del corpo umano
Si tratterebbe di una scoperta dall’elevatissimo valore scientifico perché contribuirebbe a ridurre i rischi dei ricoveri e progressivamente ad eliminare una delle cause di mortalità più elevate derivanti dall’ambito ospedaliero. Quel che resta ancora da fare, sono applicazioni a campione in grado di stabilire se l’efficacia sul corpo umano offre gli stessi risultati di quella sperimentata in laboratorio.
Se anche tu sei stato vittima di una infezione ospedaliera da Baumannii, puoi contattarci per valutare l’ipotesi di risarcimento dei danni, anche per i parenti.