900 mila euro di Risarcimento Decesso per Pseudomonas Aeruginosa
Un risarcimento, per quanto record, non basterà ai parenti per ristorarsi dalla perdita del loro caro dovuta ad una infezione contratta mentre era ricoverato presso un ospedale pubblico abruzzese.
Il signor Luciano (nome di fantasia) qualche anno fa si sottopone ad un intervento cardiologico. Un intervento di routine, dovuto al fatto che un po’ per l’età, un po’ per una situazione con cui conviveva dalla nascita, le valvole del cuore avevano smesso di funzionare a dovere.
Non che questo gli impedisse di dedicarsi alle attività quotidiane, anzi. Si può dire che tutto sommato Luciano, settanta anni, godesse di buona salute. Aveva lavorato per molti anni prima di andare in pensione e occupava il tempo libero svagandosi con i nipoti e curando l’orto che gli dava tante soddisfazioni.
Pseudomonas Aeruginosa dopo intervento di sostituzione valvolare aortica
Accompagnato da moglie e figli, LUCIANO si reca presso la struttura dove era stato concordato il ricovero e si sottopone all’intervento di sostituzione valvolare aortica.
Purtroppo, una falla nella esecuzione dei protocolli adottati per la prevenzione delle infezioni ospedaliere, fa ammalare il signor LUCIANO con una infezione dovuta al batterio Pseudomonas Aeruginosa.
Questo tipo di batterio è particolarmente pericoloso per i pazienti che sono sottoposti a cure cardiologiche perché il primo organo che viene intaccato è proprio il cuore.
Una sterilizzazione non accurata della strumentazione usata in ambito chirurgico o post-operatorio può comportare il passaggio del batterio nell’organismo umano il quale non trae alcun vantaggio dalla somministrazione degli antibiotici poiché il batterio approfitta della riduzione degli altri microbi per proliferare.
Addirittura è stato isolato nei disinfettanti perché predilige gli ambienti umidi.
L’organismo di LUCIANO, già debilitato dall’operazione al cuore, si trova ancor più fiaccato dalle conseguenze del batterio, che produce tossine in grado di danneggiare i reni e comporta gravi complicazioni vascolari.
Per quanto sottoposto a cure di urgenza nella stessa struttura dove era stato operato, LUCIANO è costretto ad affrontare il trasferimento nel vicino ospedale di zona delle Marche, dove tentano di praticare una terapia a base di antibiotici, purtroppo non solo inefficiente ma addirittura pericolosa, perché aveva indebolito ulteriormente le difese immunitarie del paziente.
Un consulto con specialisti romani, fa individuare l’unica soluzione praticabile nella sostituzione della valvola protesica appena impiantata e per questo dalle Marche LUCIANO si sposta fino a Roma.
I chirurghi della Capitale tentano di salvargli la vita con questa ultima operazione di emergenza, ma il fisico di LUCIANO non regge, perché i reni e il cuore sono ormai irrimediabilmente danneggiati.
Risarcimento per Morte a seguito di infezione ospedaliera
Oltre alla perdita del congiunto, i famigliari di LUCIANO sono profondamente avviliti per tutte le cure, invasive e inutili, cui è stato sottoposto il parente. Se avessero subito capito come contrastare gli effetti tossici del batterio, forse sarebbe stato sufficiente sostituire la protesi cardiaca con un’altra non infetta e LUCIANO ora vivrebbe.
Sicuramente, la scelta di somministrare a lungo antibiotici, ha allungato ancor di più lo strazio fisico e morale della famiglia, così come i continui trasferimenti da un reparto all’altro, da una regione all’altra.
Il lavoro dei figli ne ha risentito, ed è stato alienante quell’altalenare di speranze e delusioni che si è concluso con l’esito più infausto che si potesse immaginare.
La responsabilità dei medici, per i famigliari, è evidente.
Persino LUCIANO si era reso conto che le cose non stavano andando regolarmente e che la causa del suo gravissimo stato fisico era da attribuire ad una infezione.
Per i famigliari, l’unico modo di rendere giustizia al padre e marito, è quello di accertare la colpa dei medici.
Avvocato Risarcimento del danno Malasanità Roma
Non tardano a rivolgerglisi, spiegando tutto il lungo e doloroso iter che il loro familiare ha dovuto subire, all'Avvocato per ottenere un risarcimento a seguito del triste evento di malasanità a Roma.
L’Ospedale abruzzese si difende. Sostiene che il paziente è stato trattato da altre due strutture e che sebbene abbia contratto l’infezione presso di loro, non è detto che la morte non si possa attribuire alla cura sbagliata che gli è stata praticata negli altri nosocomi.
La terapia antibiotica e l’intervento di sostituzione valvolare, oramai tardivo, erano scelte compiute da altri ospedali e potrebbero aver determinato la morte del paziente che, seppure malato, avrebbe potuto salvarsi se fosse stato adeguatamente curato.
L’assicurazione interviene a offrire un risarcimento
Dal momento in cui si attiva la procedura giudiziale volta ad ottenere il risarcimento del danno, possono passare molti anni prima di arrivare alla decisione finale.
Vanno eseguite perizie, esaminate le cartelle cliniche, contestati e ribattuti gli esiti delle controperizie.
Per i famigliari questo può rappresentare una recrudescenza del dolore, che spesso si decide di non sopportare. Per questo, a volte è più utile accorciare i tempi, magari rinunciando ad una somma più cospicua, raggiungendo un accordo.
Quando gli ospedali ricevono la segnalazione di un caso di malasanità, con buone probabilità di fondatezza, provvedono subito ad aprire il caso presso la compagnia assicurativa, che stanzia una cifra da adoperare nel risarcimento (quasi un milione di euro).
Così si conclude la vicenda risarcitoria della morte del signor LUCIANO, con i famigliari che si accordano in corso di causa per ricevere dall’assicurazione una somma che rasenta il milione di euro, tante sono state le sofferenze patite dal loro congiunto.
La Circolare Ministeriale del 1985
Le infezioni nosocomiali rappresentano una delle cause di morte più temute in ambito ospedaliero. Un fenomeno che coinvolge gli ospedali di tutto il mondo e che in Italia fu tentato di arginare con l’emanazione di una Circolare Ministeriale ad hoc nel 1985.
Furono definiti i compiti dei Comitati per la lotta alle Infezioni Ospedaliere, creati appositamente per concepire protocolli e profilassi da applicare, ma ad oggi non si riscontra una strategia omogenea in grado di contrastare efficacemente la diffusione delle infezioni.